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Retrocomputing & retrogaming

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Una membrana atipica

La membrana della tastiera degli Zx Spectrum col tempo smette sistematicamente di funzionare. Il più delle volte il problema sono i due flat, che essendo piegati all’interno del computer tendono a danneggiarsi e ad interrompere le piste. Per fortuna parliamo di un computer diffusissimo, quindi in commercio esistono ottime membrane sostitutive, neanche tanto costose.
Quindi perché sbattersi invece di comprare un ricambio? Ma perché è divertente cercare soluzioni alternative. Troppo.

Ricapitolando, il problema sono le piste interrotte, quindi la soluzione più ovvia è ricrearle. Ma come?

  • Ho preso le misure in larghezza delle piste, e ho tagliato 13 strisce (8+5, i due flat) da un nastro adesivo in alluminio
  • Ho scansionato due spezzoni di flat e ho ricostruito la striscia in photoshop. Dopodiché ho stampato il tutto su un normale foglio A4
  • Ho ritagliato le due strisce e le ho attaccate con dello scotch alla membrana
  • Ho incollato le strisce di alluminio seguendo la stampa
  • Ho utilizzato della vernice conduttiva all’argento per creare il collegamento fra le strisce d’alluminio e la membrana
  • Ho utilizzato dei pezzetti plastica sottile per fare da spessore nella parte in cui il flat si connette allo scheda madre

Una volta collegato il tutto, la tastiera ha ripreso a funzionare.

Amiga 1000, compagno di una vita.

Ho visto il mio primo Amiga a 13 anni, nel 1989, un 500, a casa di un amico. Partì “Beach Volley”, e rimasi praticamente folgorato dalla musica e dalla grafica dell’intro.

Tornato a casa martellai mia madre per averne uno. Un Amiga 500 costava 750.000 lire, ma riuscii ad avere da un amico di famiglia, e per “sole” 500.000 lire, un Amiga 1000, monitor Philips a colori, un paio di Posso pieni di dischi e un meraviglioso joystick artigianale fatto con la plancia e i componenti di un cabinato arcade.

Quando dissi agli amici dell’acquisto mi presero tutti in giro, dicendo che il 1000 era vecchio, col solo ks 1.2 e che non era più prodotto. In realtà non notai molte differenze per l’uso che ne facevamo, a parte qualche glitch grafico in pochissimi giochi. Comunque la situazione cambiò quando un anno dopo comprai un bel mega di ram extra (280.000 lire!), con a corredo 2 kickstart custom, 1.2 e l’agognato 1.3. L’utilizzo più frequente dell’extra ram era copiare il disco di un gioco multidisco in RAD ed evitarmi qualche cambio dischetto. Con Zak McKracken fu una svolta!

Purtroppo venne il giorno in cui la curiosità mi spinse a smontarlo, e non avendo le conoscenze necessarie feci danni al case e al cavo floppy interno. Si, cercai di smontarlo…

Il computer fu messo da parte, e per lavoro sono sparito da casa per parecchi anni, e sapete bene che un computer lasciato incustodito è facile vittima delle manie di ordine di una mamma. Finì quindi relegato in cantina, nella fredda umidità, recuperato solo qualche anno fa.

Per capire meglio il resto della storia devo fare una piccola premessa. Colleziono vecchi computer dal 2002, quando si andava a liberare magazzini per due spiccioli e ti ringraziavano pure. Poi, nel 2013, ho venduto TUTTO quello che avevo, per concentrarmi su altri hobby (sono un musicista, suono alcuni strumenti, e gli strumenti costano). L’unico computer che ho tenuto della vecchia collezione è proprio questo Amiga 1000, ma per un solo motivo: quando lo aprii, vidi una firma “graffiata” sullo shield metallico che recitava “Di Dato Federico ’91”. Avevo totalmente rimosso questa cosa, e non vi nascondo che scese pure una lacrimuccia mentre mi immaginavo nella casa dove sono cresciuto mentre firmo inutilmente un computer… Ho venduto davvero di tutto senza farmi problemi, ma questo no, non potevo.

Mi misi all’opera, e nel tempo sono riuscito a sistemare il cavo e riparare le piste, riportandolo in vita. Il floppy drive non funzionava più, e fu rimpiazzato con quello di un Amiga 500, che con una leggera modifica esterna ha sostituito perfettamente il vecchio drive. Altro problema era la tastiera, molti tasti non andavano. Ho dissaldato e disassemblato ogni tasto, pulito, ravvivato la meccanica e poi risaldato il tutto. Ora è perfetta, forse va anche meglio di quando era nuova.

Rimanevano i danni al case: viti perse, graffi profondi, un disastro! Non potevo lasciarlo così, non dopo tutte le ore di divertimento, non dopo essere stato abbandonato al freddo e al buio per anni. Le plastiche del case e della tastiera sono lisce, ho quindi carteggiato il tutto, evitando i loghi. Ho usato una carta finissima, e ci ho messo una vita. Ho poi usato un prodotto venduto come protettore per plastiche, pagato pure caro. Ma a molti mesi di distanza, devo dire che ha funzionato. 
Senza usare alcun prodotto, qualsiasi cosa appoggiassi sul 1000 lasciava una traccia nera, cosa che non è più successa dopo il trattamento. Non è oleoso, il computer è liscio, sembra velluto. Purtroppo, nell’enfasi da carteggio cancellai i colori del logo amiga, ma qui è accorso in aiuto un amico, che mi ha fornito un frontalino in ottime condizioni. Ovviamente è leggermente giallo rispetto al resto del computer, ma è perfetto così.
Ora il compagno di una vita è tornato, bello come il sole 🙂

Le foto sono state fatte nel corso di molti mesi, e purtroppo non ho foto precedenti all’inizio dei lavori. 

Vectrex, alzati e cammina

Un amico mi chiese di tentare di riparare un Vectrex in condizioni critiche. Esteticamente era malmesso, cavo alimentazione tranciato e joypad che andava per i fatti suoi.

Sistemato il cavo d’alimentazione, ho proceduto direttamente alla sistemazione del joypad, credendo che il problema risiedesse li. L’ho smontato, pulito, ho cambiato i cavi, ho rifatto le saldature e disossidato per bene il potenziometro dello stick.

 

 

 

 

Convinto di aver risolto tutto, collego il joypad, comincia il gioco e… niente. Stesso problema.

Scollego il joypad e guardo il connettore sul Vectrex: pin 9 tranciato, che in questo caso porta la -5v. Procedo quindi allo smontaggio totale del Vectrex, che si è rivelato di una scomodità unica, avendo le schede unite da cavi saldati. A questo punto, ne approfitto per fare una bella pulita. Si notano subito passati tentativi di riparazione, con segni di saldatore in varie parti.

Ho dissaldato il connettore utilizzando il mio saldatore con punta del 1855. Ho sostituito il pin modellando una graffetta e utilizzando della colla a caldo per fissarla nel foro. Una volta solidificata la colla, ho proceduto alla rimozione degli eccessi e alla risaldatura del connettore.

 

 

 

 

Una volta sistemato il pin, il joypad è tornato a funzionare alla perfezione. Approfittando del fatto che avevo con me la cartuccia diagnostica, ne ho approfittato per calibrare la geometria. Ultimo tocco di pulizia e il Vectrex è tornato a splendere.

 

 

 

L’Atari 2600 sottratto ad un orso

In uno dei lotti recuperati in giro, spuntò fuori un meraviglioso Atari 2600 lightsixer, completo di joystick, cavo rf e alimentatore. Condizioni estetiche ottime.

Mi affrettai a testarlo, ma il connettore per le cartucce aveva qualcosa di strano.

Una volta smontato il tutto, constatai con orrore che il blocco del connettore era strato letteralmente stracciato, portandosi dietro un pò di tutto… stagno, piste e le mie sonore imprecazioni.

Per fortuna è bastato ricollegare le piste interrotte.

Alla fine, il 2600 è vivo e vegeto, ed oltre ad essere sempre presente nelle varie attività esterne, ha sempre il suo posto come postazione attiva in casa.

C’è una luce nell’albatros

Tempo fa acquistai una serie di gommini trasparenti della 3M. Questi gommini si sono rivelati validi sostituti delle ventose dei cari vecchi joystick. Una volta applicati, i controller si inchiodano al tavolo. Attrito ai massimi livelli.

La trasparenza di questi gommini però, rende visibile il buco lasciato dalla ventosa. Come sistemiamo questa cosa? Ma con dei bellissimi led rigorosamente bianchi e a luce fredda alimentati dalla 5v del computer al quale collegheremo il joystick.

Materiale utilizzato:
– Gommini della 3M comprati al Lidl
– piccoli led piatti presi da una striscia
– un cavo joystick che abbia 7 fili. I joystick normali necessitano solo di 6 fili (4 direzioni, 1 fire, 1 gnd), quindi non potremmo collegare i 5v necessari al funzionamento dei led
– fili recuperati da cavi IDE 40 pin per i collegamenti interni

Una volta collegati i poli positivi dei led alla 5v e i negativi al ground, si collega il joystick al computer e si comincia a cantare “Jingle Bells!” 🙂

Mouse/Joystick switcher in case d’annata

Quando ti assale la noia devi metterti a fare qualcosa. Qualunque cosa. Cosa si fa? Un belllo switcher da collegare alla porta del mouse dell’Amiga (o dove vi pare).

Come sempre, tutto materiale di recupero.

Ho preso la custodia di un’audiocassetta, praticato un foro per il cavo, altri due fori sagomati per i connettori DB9 e un foro per l’interruttore. Dopo aver fatto le saldature del caso ho stampato un inlay per la custodia. 

OSCAR – Optical SCAn Reader

L’OSCAR è un lettore di codice a barre, utilizzabile sui computer 8bit più diffusi, con apposito adattatore. Funziona con 4 pile D (torce).

Lo scopo dell’oggetto era evitare di battere centinaia di linee di codice, semplicemente leggendo degli appositi listati convertiti in codici a barre. A quanto pare, gli unici listati utilizzabili sono quelli presenti nella rivista a corredo. All’interno di quest’ultima vi è anche un coupon per abbonarsi. Chissà se qualcuno sottoscrisse…

Questo modello è fornito dell’adattatore per la cassette port del C64, PET, VIC20, C128 e C128D (non dcr).

L’utilizzo è molto semplice:

  • collegare il dispositivo alla cassette port
  • appoggiare l’adattatore in plastica sul listato
  • digitare LOAD””,1,1 e si preme retrurn
  • passare il lettore sulle righe, seguendo un percorso a “S” 
  • al READY scrivere SYS260

A quel punto sarà eseguito il programma “battuto”. 

Restauro box cartucce Vic20

Le scatole delle cartucce del Vic20 sono grandi e praticamente vuote. Solo quelle conservate maniacalmente sono arrivate ai giorni nostri intonse, ma per le altre c’è un buon margine di recupero. Basta armarsi di:
– phon: per rimuovere scotch o altre schifezze appiccicate
– ferro da stiro: per ridare una forma decente al cartone (in questo caso ho utilizzato un vecchio e pesantissimo switch hp, non avendo un ferro da stiro a portata di mano).
– cartoncino: non troppo spesso, servirà per rinforzare dall’interno
– colla (preferibilmente vinilica)

Come prima cosa bisogna scollare e aprire la scatola, stirarla (utilizzando un panno di cotone fra il cartone e il ferro), riparare eventuali strappi e incollare il cartoncino di rinforzo, dopodiche richiudere il tutto. 

Il risultato alla fine è ottimo, la scatola risulta solida e sicuramente più durevole.
L’operazione è stata ripetuta nel tempo su altre scatole.

Nota per i puristi: potete evitare di usare il cartoncino interno. La scatola sarà meno resistente, ma resterà comunque originale.

Utilizzare schede di rete PCMCIA senza dongle

Avevo una scheda di rete PCMCIA che utilizzavo sull’Amiga 1200, poi un giorno ho smarrito il suo dongle (quel cavetto che permette di collegarci un cavo di rete).
Per la solita curiosità ho aperto la scheda e ho preso informazioni sul chip interno, e ho scoperto, con lo stupore dell’ignorante, che basta collegare i 4 fili direttamente ai pin necessari, ovvero RX+ RX- TX+ TX-
Ho trovato poi conferma su un sito che spiega nel dettaglio il funzionamento e le operazioni da eseguire, e usa proprio una Etherlink III, come la mia.
L’operazione è davvero semplice, ed è stato un piacere recuperare un pezzo di hardware che languiva inerme in mezzo alle cianfrusaglie.

Come sempre, ho utilizzato materiale di recupero, in questo caso ho preso il connettore ethernet da un nas morto.

SITO CON LE INFO

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